La città di Udine: valori che diventano proposte

Per vivere bene in una comunità è necessario che tutti i suoi membri abbiano ciò di cui hanno bisogno. Muoversi ogni giorno in una città accogliente, pulita e sicura, con tanto verde, potendo utilizzare i mezzi pubblici senza dover necessariamente usare la macchina. Sentire che l’ambiente è rispettato. Avere un lavoro sicuro e giustamente retribuito, la sicurezza di cure mediche appropriate. Avere la certezza che i bambini ricevano un’istruzione di valore, oltre che usufruire di tanti servizi dedicati anche alle donne, che ogni giorno si ritrovano a dover lavorare in famiglia e fuori, spesso prendendosi cura anche di altri familiari in difficoltà. Come dicevamo, però, facendo parte di una comunità è necessario che la nostra attenzione vada verso tutti i suoi membri, quindi anche alle persone che ogni giorno vivono situazioni di disagio e povertà.
Qui di seguito, troverete il testo integrale del manifesto de ‘La cura della città’ che è stato redatto da un gruppo di donne impegnate in vari ambiti lavorativi e di studio, che hanno voluto imbastire una proposta di città nuova, principalmente dal punto di vista delle donne, e con il valore della cura come discriminante decisionale e principio organizzatore di ogni aspetto della vita. Buona lettura!


Il manifesto ‘LA CURA DELLA CITTÀ’
redatto dalle donne di Udine

La politica attuale non è una politica per le donne e con le donne. Siamo consapevoli che se, da un lato, nel nostro Paese e nella nostra città vi è una crescita delle disuguaglianze, dopo la pandemia e gli ultimi anni di crisi economica, dall’altro vi sono le premesse per una ripartenza, se solo si cambiasse la prospettiva, mettendo al centro la persona umana e le sue fragilità. Abbiamo in comune punti di riferimento forti: la pace e la convivenza tra i popoli, l’inclusione e la giustizia sociale, il dialogo intergenerazionale, la sostenibilità ambientale e la parità tra i generi, l’Europa.  

Il nostro lavoro nella società udinese è orientato a considerare la CURA come valore decisionale e principio organizzatore in ogni aspetto della vita. Mettere al centro delle politiche la CURA significa per noi impostare un modo innovativo e creativo per una rigenerazione delle istituzioni e della politica. Significa non solo affrontare la doppia emergenza, ambientale e sociale, dovuta a un modello di sviluppo che alimenta le diseguaglianze e distrugge il pianeta, ma anche far nascere e crescere un’innovazione collettiva e condivisa. Co-programmare e co-progettare tra pubblico e privato, tra amministrazioni e terzo settore, tra Comune, cittadine e cittadini fa della nostra città un luogo sempre più giusto e accogliente. 

Udine, vista dai turisti è una città gradevole, pulita, e – apparentemente - facile da amministrare. Noi che la abitiamo e la guardiamo con occhi di donne, la percepiamo in modo diverso. A Udine, come in molte altre città italiane, il 90% dei decisori politici sono uomini. Nonostante siano passati 77 anni dalla fondazione della Repubblica, Udine non ha ancora avuto, a titolo esemplificativo, né una Sindaca, né una Vice-sindaca e questo orientamento si sta replicando, in forma accentuata, nell’attuale campagna elettorale. 

Evidentemente si ignora quello che universalmente è noto: che un’alta rappresentanza femminile ai vertici decisionali è da ritenersi generativa di benessere collettivo. È l’approccio basato sul concetto di Gender Mainstreaming, adottato in vari settori, quali l’istruzione, le politiche sociali, la sanità, il lavoro, l’economia, la pianificazione urbana, ecc., a promuovere lo sviluppo locale e a rendere una città attrattiva. Lo testimoniano città italiane ed europee che l’hanno adottato. 

Se la CURA è il primo cardine del nostro programma, gli altri sono il ruolo dei quartieri, che devono diventare il volano della città sociale, e la centralità dell’Ente Locale che, nell’ottica del Paradigma della Cura, deve farsi regista e interprete dell’interdipendenza fra i vari settori.


INDICE

1. Udine città delle politiche di genere: 1.1 L’approccio metodologico, 1.2 Il lavoro, 1.3 La violenza di genere
2. Udine città ecologica: 2.1 Abitabilità, 2.2 Trasporti pubblici, 2.3 Come costruire una città sicura, 2.4 Riduzione del traffico, 2.5 Gestione del verde pubblico e privato, 2.6 Rifiuti urbani, 2.7 Udine città dei servizi in 15 minuti
3. Udine città della salute: 3.1 La salute e l’integrazione socio-sanitaria, 3.2 Il piano di zona e l’Ambito, 3.3 Gli ambulatori di quartiere
4. Udine città della conoscenza: 4.1 La scuola come comunità educante, 4.2 I quartieri come comunità educante, 4.3 Udine città universitaria
5. Udine città della cultura: 5.1 Spazi per le nuove generazioni, 5.2 Marchio culturale, 5.3 Toponomastica femminile, 5.4 La memoria attraverso i quartieri, 5.5 La cultura del mutuo aiuto e la condivisione delle risorse
6. Udine città capace di promuovere pace e accoglienza: 6.1 Avere cura del mondo, 6.2 Riconoscere valore e senso a tutte le vite  

 
1. UDINE CITTÁ DELLE POLITICHE DI GENERE

1.1 L’approccio metodologico

Negli ultimi tempi si è iniziato a parlare di Genere nelle politiche e di ruolo dell’Ente locale con una visione innovativa. Il Comune è stato indicato come principale attuatore di interventi programmatici, essendo l’ente più vicino ai bisogni delle persone del territorio. Deve predisporre una programmazione coordinata e interventi strutturali per risolvere i fattori “di genere” avversi allo sviluppo locale, in quanto lo spazio urbano è attraversato da intricate relazioni di potere.   

Questo tipo di intervento ha una particolare pregnanza nei contesti, come Udine, dove si  registra una popolazione femminile prevalente rispetto a quella maschile e dove stili di vita diversi  differenziano lavoratrici e casalinghe, maternità urbane e suburbane, residenti e pendolari, famiglie locali e famiglie immigrate, genitorialità differenti, giovani e anziani, alfabetizzati o analfabeti digitali.

Genere è infatti la parola che interroga sul funzionamento della città, la misura che mostra gli effetti prodotti da infrastrutture e servizi nelle interazioni tra gli abitanti dove sono le donne, in maggioranza, a svolgere azioni per una convivenza utile a tutti. 

Genere, infine, è la parola che rende conto di come i sistemi pubblici siano coinvolti nella produzione e riproduzione delle disuguaglianze di genere e tra i generi. 

A tale scopo il Comune deve diventare centro di riferimento per politiche, che superino le discriminazioni legate all’etnia, all’età, alle disabilità, all’orientamento sessuale, all’appartenenza religiosa, assumendo uno sguardo “intersezionale” che riconosca le molteplici componenti di ogni soggettività, dotandosi di una programmazione nei vari settori capace di individuarne le priorità.  Si propone a questo riguardo che l’Amministrazione rientri nella Rete RE.A.DY, la Rete nazionale delle Regioni, Province Autonome ed Enti Locali impegnati per prevenire e superare l’omotransfobia.

 

1.2 Il lavoro

Queste le azioni proposte:

A.             Politiche per la conciliazione che consentano di offrire un sostegno alle donne lavoratrici e agli impegni di care giving familiare, tramite servizi di welfare, favorendo e promuovendo la partecipazione paritetica degli uomini a tali compiti:

-                stabile monitoraggio e rilevazione di dati riferiti al gender gap, sia come accesso al lavoro e disparità retributiva, sia come opportunità di carriera per tutte le varie fasce di età; 

-                creazione della rete dei partner per diffondere tra i soggetti pubblici e privati del territorio urbano ed extra urbano strategie derivanti dalla legislazione nazionale ed europea in materia di pari opportunità e conciliazione. 

 

B.             Formazione multilivello del personale comunale per la rimozione degli stereotipi, anche mediante l’impiego del linguaggio di genere negli atti ufficiali, oltre che nelle relazioni interpersonali. 

 

C.             Piano triennale delle azioni positive per governare problemi peculiari della nostra area urbana, che insorgono a causa delle periodiche e ricorrenti crisi economiche e che colpiscono soprattutto le giovani donne. 

 

D.            Revisione degli orari della città: la partecipazione delle donne va favorita anche ripensando l’orario del lavoro (flessibilità), delle scuole (tempo pieno, pre e post accoglienza), dei trasporti urbani, dell’organizzazione delle riunioni politiche.


1.3 La violenza di genere 

In questo ambito va cambiata la prospettiva di intervento del Comune, superando l’approccio paternalistico e integrando il, pur indispensabile, mero soccorso alle vittime (mogli, figli e conviventi) con azioni incisive nei confronti dei soggetti maltrattanti.  Riteniamo fondamentale, in questo senso, intervenire sugli uomini maltrattanti per evitare di perpetuare la sensazione di impunità degli autori di violenza e per non scoraggiare le vittime dal denunciare la violenza per timore di essere allontanate dalla propria casa. Si è dimostrato che il mero allontanamento delle vittime, oltre ad essere meno efficace, determina costi maggiori a carico dell’Ente Locale. Sono infatti i Comuni a pagare le rette per le donne e i figli nelle case protette. 

Va quindi prevista una programmazione integrata tra i vari servizi del Comune per: 

 

▪     Affiancare il contrasto alla violenza con la politica della prevenzione, che deve promuovere e supportare programmi di educazione al rispetto delle differenze e all’affettività nelle scuole di ogni ordine e grado, da includere nel PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa). 

▪     Dotarsi di personale stabile e adeguatamente formato per supportare le vittime di violenza di genere per tutte le donne sia italiane che straniere. 

▪     Creare/potenziare strutture di accoglienza per i soggetti maltrattanti, allontanandoli dal domicilio familiare e avviare iniziative volte al loro recupero, in sinergia tra i servizi sociali, gli uffici giudiziari, le forze dell’ordine e gli esperti dei centri antiviolenza per uomini. 

 

  2. UDINE CITTÁ ECOLOGICA

La città va considerata come laboratorio di transizione ecologica, come chiave per raggiungere una nuova inclusività e obiettivi di efficienza ecologica e di economia circolare. Un approccio basato sul concetto di GENDER MAINSTREAMING (la necessaria attenzione sull’impatto di genere di tutte le politiche pubbliche) nel governo di vari settori come istruzione e sanità può avere un profondo effetto sulla pianificazione urbana. Ne discende l’applicazione della VALUTAZIONE DI IMPATTO DI GENERE (VIG) dei progetti ex ante ed ex post. 

2.1 Abitabilità

In città vanno implementati: l’edilizia convenzionata, il social housing e il cohousing e incentivato il sistema casa-clima per un abitare efficiente ed economico. Statisticamente gli edifici consumano il 40% di energia ed emettono il 36% delle emissioni sul totale. Il piano europeo della transizione ecologica prescrive che entro il 2030 i nuovi edifici siano a emissione zero; per quelli pubblici la scadenza è anticipata al 2027.  Vanno agevolate le comunità energetiche.

È necessario incentivare e monitorare il sistema di screening di efficienza energetica e di risposta antisismica degli edifici pubblici esistenti.

Di fronte alla crisi socio-economica è necessario mettere mano ad un Piano affitti, integrando e modificando il Fondo affitti, con l’obiettivo di garantire una casa adeguata per tutti.   

Le opere pubbliche devono essere tese al recupero di edifici dismessi ed aree abbandonate.

Diciamo no ad ulteriore consumo di suolo. Crediamo nella valorizzazione e tutela del patrimonio storico artistico e architettonico della città e chiediamo la conferma del Piano Regolatore vigente.

2.2 Trasporti pubblici

I trasporti che collegano i vari quartieri sono del tutto carenti. Mancano anche i collegamenti con e tra le sedi universitarie e con i luoghi ricreativi. Stesso discorso vale per i collegamenti con i comuni limitrofi. C’è necessità di un incremento dei trasporti pubblici e dello sviluppo di navette elettriche frequenti, che sostituiscano e riducano gli autobus a metano di 12 metri e che tocchino tutti i punti della città. Anche il trasporto a chiamata va incrementato e va istituito lo scuolabus di quartiere o tra i quartieri. Tutti i mezzi pubblici devono essere accessibili e le pensiline attrezzate.

Questi obiettivi possono essere raggiunti attraverso l’istituzione di un tavolo tra il Comune e i Comuni dell’hinterland, finalizzato all’organizzazione del trasporto degli studenti e dei lavoratori. Indispensabile un Piano dei Trasporti ed un nuovo protagonismo del Comune nell’interlocuzione con i gestori dei trasporti pubblici.

 

2.3 Come costruire una città sicura

Qualsiasi tentativo di migliorare la sicurezza urbana deve prendere in considerazione fattori sociali, culturali, economici e di genere. La richiesta delle donne di una città sicura è una richiesta motivata che va appoggiata con consistenti interventi preventivi.

In alcuni quartieri, si stanno sperimentando interventi fondati sulla convinzione che la sicurezza collettiva non si raggiunge aumentando gli strumenti in dotazione alla polizia locale (il taser, il bastone estensibile, lo spray al peperoncino) e con l’utilizzo dell’esercito lungo le vie della città, ma con l’eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale, con la riqualificazione e il recupero delle aree degradate, con la ricerca di maggiore coesione sociale e di convivenza civile. Si propone di istituire un tavolo di co-progettazione per una “sicurezza partecipata”, che comporti il coinvolgimento diretto delle cittadine e dei cittadini nella costruzione di una città maggiormente vissuta e non blindata.

2.4 Riduzione del traffico

Fondamentale è rendere pedonale tutto il centro storico; disincentivare l’uso delle auto a favore di navette pubbliche ecologiche; ridisegnare le piste ciclabili per renderle sicure, continue ed estese in tutti i quartieri; creare zone a prevalenza ciclopedonale e zone a 30 Km orari; diminuire i parcheggi a raso e incrementare parcheggi sotterranei in struttura a ridosso delle principali arterie di accesso alla città. Va incrementato il bike sharing e vanno segnalati adeguatamente i percorsi ciclabili anche intercomunali.

Un intervento specifico servirebbe a valorizzare le rogge e l’uso paesaggistico del canale Ledra, con percorsi ciclopedonali. Udine deve diventare una città per i pedoni e per le biciclette.

2.5 Gestione del verde pubblico e privato

Le comunità devono avere la possibilità di entrare in relazione con la natura, fare esercizio fisico e di incontrarsi nei parchi e in ampie aree verdi. 

Udine necessita di un incremento dei parchi urbani, del loro collegamento e di una migliore fruizione. Vanno ampliate le aree verdi di mitigazione nelle zone di maggior densità abitativa e di traffico. 

Vanno potenziati gli orti urbani, anche negli spazi scolastici. Vanno salvaguardati i viali alberati, integrando la piantumazione; l’orto botanico va valorizzato. Vanno organizzati percorsi didattici del verde e incrementato il recupero delle aree abbandonate. Chiediamo che sia censito il verde privato e adeguatamente valorizzato e protetto, con attenzione particolare per gli alberi monumentali.

L’obiettivo principale di questo intervento sul verde serve soprattutto a ridurre il livello di inquinamento dell’aria e a favorire il benessere psicofisico delle persone. Indispensabile il Piano del Verde, anche per tutelare e incrementare la biodiversità in città.

2.6 Rifiuti urbani

Partendo dal presupposto che la raccolta differenziata va implementata, vanno aggiornate e migliorate le modalità del servizio della raccolta. 

La città ha bisogno di:

1.    Sensibilizzazione della cittadinanza sui servizi e sulla gestione dei rifiuti

2.    Riorganizzazione e implementazione dei cestini urbani

3.    Rafforzamento delle attuali piazzole ecologiche

4.    Attivazione dei centri del riuso

5.    Sistemi premianti per i comportamenti virtuosi

 

2.7 Udine città dei servizi in 15’

Pretendere una città efficiente per le persone significa che in ogni quartiere i servizi siano presenti e accessibili in 15’ al massimo: farmacia, ambulatori di comunità aperti 7 giorni su 7, strutture scolastiche con orari efficienti e coordinati, servizi diurni per anziani, centri di attività sportive, ricreative e culturali, aree verdi attrezzate e non, percorsi e aree di sicurezza, negozi di generi alimentari e sportelli comunali, banche, chioschi di giornali, biblioteche ecc.  

 

 3. UDINE CITTÁ DELLA SALUTE  

 3.1 Salute e integrazione socio-sanitaria

Il lavoro di cura non è più svolto esclusivamente dalle donne nelle loro case in forma gratuita. Il loro ingresso nel mercato del lavoro, peraltro sempre più precario, comporta la delega delle faccende domestiche, la cura dei figli, degli anziani e dei disabili a donne immigrate. Il 77% delle lavoratrici nel settore della cura sono straniere. 

I tagli di questi ultimi anni al sistema sanitario regionale che era di alto livello sono frutto di una visione che da tempo ha smesso di porre la persona e i suoi bisogni al centro. 

La mancanza di politiche di integrazione socio-sanitaria ha reso molto complessa oggi sia la lettura dei bisogni, sia la presa in carico delle persone. Per ricostruire fiducia è necessario avviare un lavoro partecipato di analisi del fabbisogno e di conseguente valutazione degli interventi più urgenti. 

Quanto all’integrazione socio-sanitaria profilata dal PNRR con le Case di comunità, dal documento programmatorio regionale dell’ASUFC, a Udine dovrebbe essere prevista una sola casa di comunità (contro le due che dovrebbe avere per il parametro di una Casa ogni 50.000 abitanti). Qual è il senso di una sola Casa nell’immaginario di prossimità in una città di quasi 100.000 abitanti?

Ci hanno raccontato del servizio ai cittadini attraverso gli ambulatori di quartiere, ma nulla hanno a che fare con il PNRR, né tanto meno con il vero fabbisogno: sono stati istituiti 7 Ambulatori di Quartiere, aperti a rotazione solo un giorno alla settimana per 3 ore. 

A nostro avviso vanno rafforzati degli ambulatori veri, gestiti in sinergia con il Distretto, in attesa delle future Case di Comunità, come da normativa PNRR, in quanto non promuovono il benessere complessivo della popolazione attraverso interventi integrati, ma ancora una volta esternalizzano al privato o al volontariato servizi che dovrebbero essere pubblici e coordinati, con risorse limitate (un solo infermiere e un operatore volontario). 

Per un’effettiva integrazione socio-sanitaria, riteniamo necessario un protagonismo politico del Comune, ad esempio:

-         risposte concrete sull’assistenza domiciliare

-         risposte concrete sul trasporto dei disabili e degli anziani

-         risposte integrate sulla salute delle donne e dei giovani, a partire dalla centralità dei Consultori

-         presenza stabile dell’infermiere di comunità 

Il Comune deve destinare risorse adeguate ai servizi socio-sanitari tenendo conto dell’enorme aumento di richieste d’intervento ai Servizi Sociali, al Consultorio e ai servizi territoriali del Distretto (ASUFC) nelle situazioni di disagio dovute all’invecchiamento della popolazione, all’isolamento, all’immigrazione, all’aumento della conflittualità familiare e alle problematiche giovanili.

 

3.2 Il piano di zona e l’Ambito

È irrinunciabile che il Comune riprenda le fila della programmazione, sapendo che la legge 6/2006 con relativi aggiornamenti contempla già tutto quanto serve a tale scopo.

A. Il Piano di zona
Si tratta dello strumento principale per capire come avviare politiche adeguate, la cui programmazione è ferma al 2015. Vanno riattivati i tavoli di lavoro per materia (minori, disabili, anziani, ecc.) per permettere di coinvolgere e rendere nuovamente partecipi le realtà del Terzo settore che si occupano di integrazione socio-sanitaria. 

B. L’Ambito
L’Assemblea dei Sindaci dell’Ambito del Friuli Centrale deve connettersi strettamente alla Conferenza dei Sindaci del Distretto di Udine, essendo la nostra città capofila dei medesimi 9 Comuni in entrambe le assemblee politiche. 

Noi chiediamo che vengano aumentate le deleghe affidate all’Ambito dai 9 Comuni e che Udine, il Comune capofila, conti maggiormente nella costruzione dell’Agenda sanitaria regionale. L’Ambito del Friuli Centrale è quello con meno deleghe e di conseguenza i Comuni più piccoli si trovano a gestire servizi che, con minore dispendio di risorse e maggiore omogeneità di intervento, potrebbero essere meglio gestiti a livello di Ambito. Un esempio: il Servizio Sociale del Comune di Udine gestisce interventi che potrebbero essere coordinati più efficacemente a livello di Ambito, come l’Ufficio stranieri o quello dei MSNA (minori stranieri non accompagnati). 

  

4. UDINE CITTÁ DELLA CONOSCENZA

4.1 La scuola come comunità educante

Secondo noi la scuola deve essere aperta al territorio, pubblica, laica, gratuita, come detta la Costituzione, nella consapevolezza che negli ultimi decenni il sistema scolastico nazionale è stato fortemente ridimensionato sul piano delle risorse, delle dotazioni di personale docente e non docente, del tempo scuola e dell’offerta formativa, con crescenti esternalizzazioni di alcuni importanti servizi.

In questo contesto, l’Ente locale, assieme a tutte le associazioni e gli organismi che hanno finalità educative, dovrebbe farsi promotore di una comunità educante, sostenendo progetti che abbiano come obiettivo la costruzione di una cittadinanza attiva e partecipativa.

Educare ed istruire sono attività che devono vedere unite scuola, famiglia, comunità tutta. Creare una comunità educante significa operare sul territorio, di cui il primo nucleo sono i quartieri, coinvolgendo le persone che li abitano. 

Una delle priorità della prossima Amministrazione deve essere la scuola, punto di incontro e centro di aggregazione nei quartieri di giovani e adulti che, al di là delle differenze generazionali, concorrono a dare circolarità alle informazioni.

La scuola non è un’isola e la frequenza dipende da diversi fattori che influiscono tutti sul benessere delle persone: sui discenti, sulle famiglie, su chi nella scuola opera e in particolare sulle donne.

Se le scuole non offrono servizi, hanno orari non coerenti con l’attività della popolazione femminile, sono grigie e tristi, tutto questo indurrà le/gli studenti a viverle come costrizione e non come un’opportunità e un piacere. 

Per questo è preliminare avviare una ricerca del fabbisogno delle realtà presenti nei singoli quartieri per costruire un piano condiviso che corrisponda alle esigenze delle donne in particolare, e di tutti in generale.

Le attribuzioni in capo al Comune devono far sì che la qualità dei servizi di supporto alle scuole sia vagliata con attenzione per programmare un’efficiente rete di interventi: 
A) ampliamento del tempo scuola integrato con le attività ricreative e sportive;

B) flessibilità dei tempi scuola (con particolare riguardo per la pre e post accoglienza);

C) ripensamento degli spazi scolastici, da aprire all’utilizzo pomeridiano e serale al territorio;
D) diffusione della qualità delle mense
E) attività extrascolastiche
F) attenzione al ciclo dei rifiuti nelle scuole 

G) trasporti pubblici. A questo proposito le donne, che si spostano maggiormente in città, lamentano la carenza di mezzi frequenti che colleghino la periferia alle varie zone in cui si trovano le scuole, e anche tra un quartiere l’altro. Chiediamo lo scuolabus.

Non meno importanti sono:

H) interventi sulla sicurezza degli edifici
I) micro interventi architettonici e di arredo per far divenire diverse sedi scolastiche vivibili e adeguate alle diverse età degli utenti

J) recupero dei cortili, come spazi per gli interventi educativi, liberandoli dalle auto e implementando le aree verdi e alberate. Altre proposte a questioni cogenti:

K) prevedere la presenza adeguata e stabile di educatori sia a scuola che a domicilio, per le alunne e gli alunni che ne abbiano necessità; 

L) evitare la concentrazione di alunni e alunne stranieri in alcune scuole, a scapito di una progressiva e effettiva socializzazione interculturale, al fine di contrastare fenomeni di marginalizzazione; 

M) mettere mano alla inadeguatezza dei centri estivi sia per i costi, sia per la mancanza di posti e di un’adeguata considerazione delle diverse fasce di età (0-3, 3-6 e scuole superiori di primo e secondo grado), sia per la brevità dell’offerta temporale, sia da ultimo ma non per ultimo per le modalità di iscrizione (esclusivamente online) per l’accesso al servizio;

N) implementare i posti e la qualità dell’offerta degli asili nido e della scuola dell’infanzia pubblici; garantire un adeguato servizio di informazione e assistenza all’iscrizione scolastica in particolare per le famiglie non italofone, con la previsione di uno sportello ad hoc.

 

 4.2 I quartieri come comunità educante

I quartieri di Udine sono nove e, a nostro avviso, devono essere il volano della città, il tramite tra l’amministrazione comunale e i cittadini, collegati strettamente con le scuole che vi si trovano.

Vanno rivisti ruoli e funzioni, che attualmente sono assegnati ai Consigli di quartiere. Questi devono garantire che le richieste, basate sui bisogni delle comunità, siano prese in carico e attuate, che venga costruito e rispettato un patto educativo di quartiere sottoscritto dalle diverse realtà presenti sul territorio.

Fondamentale è quindi non solo creare la Rete dei Quartieri, ma anche le Reti di Quartiere, che coinvolgano tutte le realtà partecipanti alla costruzione della Comunità educante: associazioni, gruppi di cittadine e di cittadini, comitati, parrocchie e oratori, realtà del volontariato, sedi universitarie, Istituti comprensivi (compresi i nidi), cooperative, associazioni sportive, istituzioni e servizi non comunali (sindacati, università della III età e delle LiberEtà….).

Chiediamo una sede adeguata per il CPIA attualmente senza sede didattica, con il potenziamento dell’offerta formativa con particolare attenzione alle donne straniere.

 

4.3 Udine città universitaria

Udine è e vuole essere una città universitaria, motivo per cui il Comune non può non interessarsi dell’Università, della ricerca e degli studenti che la abitano. Le rappresentanze studentesche stanno da tempo facendo pressione perché vengano implementati gli spazi abitativi all’interno delle sedi universitarie – ora sottodimensionati - ed i servizi rivolti alla comunità studentesca. È urgente migliorare i trasporti urbani pubblici per gli universitari. Va istituito un albo dei privati che mettono a disposizione alloggi per studenti, il cui prezzo andrebbe coordinato e calmierato. 

È auspicabile l’attivazione di un tavolo – peraltro più volte richiesto - con Comune, Università, Regione, Sindacati e rappresentanti degli studenti per affrontare le problematiche succitate.

 

5. UDINE CITTÁ DELLA CULTURA  

5.1 Spazi per le nuove generazioni

Si ritiene necessario e improrogabile creare spazi in cui le giovani generazioni diventino parte attiva e propositiva per sperimentare vari linguaggi e produzioni creative.

5.2 Un marchio culturale

Le iniziative culturali presenti in città già consolidate dovrebbero essere ricondotte ad un marchio che possa caratterizzare la città di Udine. Udine deve collegarsi in modo più coerente con la cultura dei paesi confinanti di cui spesso poco o nulla si conosce e diventare cassa di risonanza delle diverse culture delle comunità immigrate presenti in città. 

5.3 Toponomastica femminile

Va rafforzata con l’intento di restituire visibilità alle donne che hanno contribuito in tutti i campi a migliorare la società. La Commissione toponomastica deve rispettare l’equilibrio di genere e includere rappresentanti di Associazioni culturali femminili. 

  

5.4 La memoria attraverso i quartieri

Le iniziative che valorizzano l’identità culturale della nostra comunità e che permettono di “leggere” la nostra storia assumono un significato distintivo e rilevante. L’obiettivo è quello di riannodare il rapporto tra le comunità che abitano la città e la città medesima, per re-imparare a vivere la città e nella città. Partendo da un dialogo tra gli amministratori e gli operatori impegnati nella ricerca e nella proposta di percorsi di conoscenza storico-culturale per la memoria del territorio, dovranno essere avviati interventi e percorsi di memoria (es.: polo museale, Centro di Documentazione della Casa delle Donne…). Quindi: passeggiate a piedi e in bicicletta organizzate con associazioni storiche, culturali, teatrali, ecc. con vari itinerari. Inoltre, i quartieri in collaborazione con gli archivi pubblici e privati della città, con il coinvolgimento delle cittadine e dei cittadini che metteranno a disposizione le loro fotografie personali potrebbero incentivare la creazione di archivi fotografici di comunità (fotografie e racconti familiari, etc.) o archivi di “oggetti” tipici che qualifichino la storia di un determinato quartiere, anche al fine di organizzare esposizioni utili a raccontare la storia dei luoghi.

5.5 La cultura del mutuo aiuto e la condivisione delle risorse

Il Comune deve farsi promotore e sostenitore dei quartieri che vogliono sviluppare la cultura del mutuo aiuto e le pratiche di buon vicinato già sperimentate durante la pandemia. 

Le biblioteche di quartiere possono diventare spazi di condivisione e di risorse, ma anche “biblioteche degli oggetti” per il loro riutilizzo e la rimessa in circolazione di oggetti ed attrezzi. Metterli in comune significa combattere l’obsolescenza programmata e consentire l’accesso a strumenti in prestito a chi non ha risorse. 

Il mutuo aiuto potrebbe prevedere un supporto intergenerazionale per le persone analfabete digitali, affinché possano accedere e utilizzare i servizi della Pubblica Amministrazione e dei vari settori accessibili quasi esclusivamente attraverso gli sportelli digitali. 



6. UDINE CITTÁ CAPACE DI PROMUOVERE PACE E ACCOGLIENZA


6.1 Avere cura del mondo

Il ritorno della guerra in Europa e il protrarsi del sanguinoso conflitto in Ucraina rendono urgente, da parte della nostra città, l’assunzione di un forte impegno culturale e politico sui temi della pace e della solidarietà internazionale. Crediamo che un Comune non debba ripiegarsi su sé stesso, nell’indifferenza e nella chiusura nei confronti degli eventi che scuotono il mondo.

L’amministrazione cittadina dovrebbe inserirsi nuovamente nelle reti degli enti locali che operano per dare attuazione al dettato costituzionale del ripudio della guerra e sostengono iniziative diplomatiche per la prevenzione dei conflitti, per la soluzione nonviolenta delle controversie internazionali e per il riconoscimento e l’affermazione dei diritti delle donne, accreditando la presenza di donne ai tavoli delle trattative.

             

6.2 Riconoscere valore e senso a tutte le vite

Come altre città del Friuli Venezia Giulia, Udine da anni è coinvolta nei cambiamenti sociali prodotti da una delle più rilevanti direttrici delle migrazioni contemporanee, la Rotta balcanica.

Nel corso del tempo sono giunti in città centinaia di profughi e richiedenti asilo che hanno trovato come unico spazio di accoglienza straordinaria quello dell’ex Caserma Cavarzerani, luogo in cui si sono raggiunte, a volte, condizioni di sovraffollamento e di forte disagio per le condizioni di vita delle persone lì concentrate. 

Visto il carattere strutturale dei fenomeni migratori contemporanei, riteniamo che l’amministrazione comunale debba predisporre in questo ambito politiche lungimiranti e non emergenziali, scegliendo di aderire al SAI, il Sistema nazionale di Accoglienza e Integrazione, che prevede modalità di accoglienza diffusa delle persone richiedenti asilo, al fine di favorire il loro progressivo inserimento nelle comunità territoriali, la loro partecipazione alla vita collettiva in qualità di nuovi cittadini e cittadine, fuori da logiche marginalizzanti ed escludenti.  

 

CONCLUSIONI

Il nostro apporto costruttivo alla città sarà quello di diffondere i contenuti di questo documento fra le donne, per ridurne l’assenteismo alle votazioni e di impegnarci a sostenere tutte le candidate che nelle varie liste sottoscriveranno questi contenuti.

 

 

 

 

 

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