Un’idea di Udine, partendo dal concetto di cura
Con le elezioni amministrative alle porte, cominciamo da alcune riflessioni: vi siete accorti che i candidati sindaci sono tutti maschi? E che lo stesso possiamo dire dei tavoli programmatici e di coalizione?
Interessante è anche il tema della sicurezza in città, che viene presentato anche come la dimostrazione di una particolare sensibilità verso le donne, ma che in realtà cerca di tenta di dare una risposta a problemi importanti (come quello dei migranti) in modo del tutto inefficace.
Tamara Pitch afferma che “una città sicura per le donne è sicura per tutti”. L’enciclopedia Treccani definisce il termine sicurezza come “la condizione che rende e fa sentire di essere esente da pericoli, o che dà la possibilità di prevenire, eliminare o rendere meno gravi danni, rischi, difficoltà, evenienze spiacevoli, e simili”. Al giorno d’oggi, in un paese con un così alto tasso di femminicidi, le donne non sono al sicuro. Non sono al sicuro nè nelle strade delle nostre città, nè tantomeno nelle loro case. Ma la violenza non è una caratteristica intrinseca e inalienabile dell’umanità, ma è una conseguenza di modelli sociali e culturali che possono - e devono - essere cambiati. La violenza di genere si contrasta con il diritto alla vita e all’integrità fisica, alla salute, al lavoro e ad una equa retribuzione, così come la pari considerazione e dignità in ambito familiare e l’accesso sostanziale al potere nel pubblico.
Le parole controllo e repressione alimentano la violenza. Al contrario, bisogna cominciare ad immaginare politiche orientate a promuovere le libertà personali fondamentali soprattutto quando palesemente negate, come nel caso dei migranti.
Con queste nuove elezioni, vogliamo rinnovare il percorso di riflessione sulla nostra città partendo dal concetto di CURA, condiviso come:
1) un compito universale e una responsabilità di ogni individuo,
2) una preoccupazione centrale della democrazia,
3) un asse portante per il ripensamento dell’organizzazione della città, della scuola, dei sistemi di welfare, dell’abitare, dello spostarsi, della gestione del territorio sia in termini di spazi che di tempi di vita oltre che di lavoro…
La cura, per noi, è spostarsi da un pensiero prettamente di mercato a uno che guarda ai bisogni, alla vulnerabilità dell’essere umano, ad un mondo dove tutti possano vivere in modo dignitoso e gratificante.
Ecco da dove partiremo:
1. LA SCUOLA COME COMUNITÀ EDUCANTE – la scuola è un elemento fondamentale per la crescita di persone equilibrate e consapevoli, portatrici di valori universali come la pace e l’aiuto reciproco. Oltre alla scuola, però, anche la città deve essere in grado di sostenere la crescita dei futuri cittadini garantendo spazi sicuri di aggregazione per i giovani, quartieri che supportano le famiglie e servizi fondamentali che possano essere d’aiuto soprattutto alle ‘mamme’ che conciliano lavoro e famiglia. Questi spazi consentiranno di trasformare i valori universali appresi nelle aule in azioni concrete di solidarietà, per rafforzare il benessere dei territori e delle comunità locali.
2. SALUTE COME “UNO STATO DI TOTALE BENESSERE FISICO, MENTALE E SOCIALE” nell’accezione dell’OMS, quindi non come assenza di malattia, ma come impegno della città per garantire servizi che vadano sempre più nella direzione dell’integrazione socio-sanitaria dei servizi pubblici e nella direzione di una capacità di universalismo dei servizi che sappia segmentare i bisogni del 99% delle donne di ogni età, di ogni generazione e di ogni nazionalità, ma ricordandoci sempre che sono le donne migranti che permettono a quell’1% di assumere rappresentanza nei ruoli apicali (senza le badanti e le collaboratrici domestiche molte di noi non potrebbero avere neanche un lavoro a tempo pieno)! Per quanto riguarda il benessere delle donne, è importante creare delle circostanze in cui si parli apertamente della salute psicofisica in ogni fase della vita, sia essa adolescenza, gravidanza o menopausa, senza tabù o vergogna.
3. AMBIENTE COME UNA DI NOI: vorremmo Udine città ecologista oltre che femminista, perchè l’ecologia moderna ci insegna che non può esserci giustizia ambientale senza quella sociale e viceversa. Infatti, ignorare i problemi dell’Ambiente significa ignorare i problemi delle comunità che vi risiedono. Perciò l’Ambiente dovrebbe sedere a capotavola di ogni tavolo tecnico comunale, in cui si costruisca politica strategica infrastrutturale del Comune, che sia di edilizia pubblica o privata, di gestione della viabilità, di gestione del verde, di costruzione di vocazione strategica della città.
Se vogliamo fare di Udine una città ecologista e femminista, come dice Vandana Shiva, dobbiamo organizzarla intorno alla vita – cibo, acqua, aria pulita, spazio. Occorre un approccio che unisca il progresso materiale al benessere dell’ambiente e al perseguimento della giustizia sociale. Non dobbiamo separare i ricchi dai poveri, l’uomo dall’ambiente in cui vive, il lavoro dalla la vita quotidiana, ma tenere tutto insieme e analizzare i bisogni di ogni generazione, anche di quelle future!